La Botanica e la Micologia nel senese Stampa


di Silvana Gentilini* e Carla Barluzzi**

Come in tutte le sedi Accademiche anche a Siena fu istituita nel 1588 la cattedra dei 'Semplici' ed iniziata l'arte delle Erbe o dei Semplici. venne quindi allestito un curatissimo Giardino dei Semplici, prima all'interno dello «Spedale del S. Maria della Scala» e poi in una zona più estesa sul retro dell'ospedale, con una duplice funzione: permetteva agli studenti di medicina di prendere diretta visione delle piante medicinali, di cui dovevano conoscere bene morfologia e virtù terapeutiche, e poi forniva materia prima alla Spezieria annessa all'ospedale (in quei secoli era molto comune che gli speziali possedessero giardini più o meno ricchi di piante medicinali, essenziali per fornire a basso costo l'indispensabile materia prima).


mattioli
Pietro Andrea Mattioli (Siena1501-1577), il più famoso semplicista del '500, autore del vero repertorio di tutta la scienza medica e botanica dell'epoca I Commentari al Dioscoride. Si dice che Mattioli fosse stato lettore di Studi della Natura a Siena all'epoca della decadenza della Repubblica, e fu sicuramente tra i primi ad abbinare l'esame dei testi classici per identificare i semplici, con lo studio e l'osservazione diretta della pianta dal vivo o della droga, con l'esperienza personale e conseguentemente fu un fautore dell'insegnamento dei semplici «che non si possono studiare se non c'è qualcuno che li mostri» e dell'istituzione dei] giardini dei semplici, «dove si possono vedere le piante nelle varie forme.» Mattioli fu coetaneo di Luca Ghini, colui che, primo fra tutti, iniziò tra il 1530 e il 1540 a Bologna, la consuetudine di formare raccolte di piante essiccate. Mattioli non ha allestito una propria collezione di piante essiccate, ma si è limitato a farle disegnare accuratamente. Nel Commentari al Dioscoride i funghi sono trattati sommariamente, in alcuni capitoli, riferendosi principalmente alle loro proprietà mangerecce, come ad esempio i “Prignoli” (Calocybe gambosa), oppure alla velenosità di altri. In particolare riteneva malefici i boleti la cui carne cambia colore all’aria. Nel libro riporta anche alcune antiche leggende un po’ ingenue, come quella dei funghi che diventano pericolosi se attraversati da un serpente.  Mattioli prosegui poi con un elenco di specie di funghi, a cui oggi è difficile attribuire un identità certa, viste le interpretazioni e le modifiche che hanno subito nel corso degli anni.  
Santi_Giorgio
Giorgio Santi (Pienza 17.04.1746-Pisa 30.12.1822);  Si laureò in medicina presso l’Università di Siena nel 1767, per poi perfezionarsi negli studi in Francia a Montpellier e a Parigi, dove conobbe benemeriti scienziati de3l tempo tra i quali Lavoisier e Buffon. Probabilmente questi incontri lo condizionarono, tanto da divenire in seguito cultore di materie come la botanica e la geologia. Fu nominato ministro residente presso il Gabinetto di Versailles, ma Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, lusingò il suo ritorno in patria, precisamente a Pisa, donandogli la cattedra di Botanica, Storia Naturale e Chimica, nonché la direzione del Museo di Botanica e del Laboratorio chimico universitario. Realizzò opere importanti come I viaggi per la Toscana, pubblicata in tre volumi: Primo viaggio sul Monte Amiata (1795), Secondo viaggio per le due province senesi (1798), Terzo viaggio per le due province senesi (1806). Numerose pagine dell’opera sono dedicate alla storia naturale, con descrizione di parecchie centinaia di piante e minerali, compresi funghi e licheni, con bella iconografia.
Tassi
Attilio Tassi (Pisa 25.12.1820-Siena 16.5.1905); Allievo di Savi a Pisa Manifestò il suo forte impegno civile come patriota del Risorgimento italiano. fu direttore dell'Orto Botanico di Lucca dal 1850 al 1860 e successivamente di quello di Siena ininterrottamente dal 1861 al 1905, diventando docente di Botanica e Rettore dell'Università di Siena. Si occupò prevalentemente di fanerogame e di Alghe; collaborò all'Erbario Crittogamico Italiano. Tra i suoi lavori : Del modo di compilare i cataloghi dei semi nei giardini botanici (1856); Sulla flora della provincia senese e Maremma Toscana (1862); Cenno sulla botanica agraria, medica, economica ed industriale della provincia di Siena(1865).

Flaminio Tassi (Pisa 26.8.1851-Siena 17.2.1917); Figlio di Attilio, divenne assistente all’Istituto Botanico nel 1880, la cui sede era allora nei locali dell’Accademia, iniziò ad occuparsi di micologia pubblicando nel 1896 in Revue Mycologique il primo lavoro su questo argomento "Novae Mycromycetum species descriptae et iconibus illustratae. I Pars", corredato da otto tavole. Non sappiamo chi insegnò a Flaminio Tassi a studiare i micromiceti: in questo periodo erano già apparsi diversi lavori di Saccardo e della sua scuola e questi funghi erano di gran moda. Tassi creò specie e generi nuovi, non sempre convalidati da Autori successivi, illustrando con descrizioni e disegni i micromiceti parassiti e saprofiti di piante e residui dell'Orto Botanico di Siena o del circondario senese, non disdegnando di occuparsi talvolta anche di quelli di paesi molto lontani dall'Italia (Nuova Zelanda, Australia, ecc.). Questo suo lavoro di catalogazione continuò per molti anni e i risultati, che portarono all'identificazione di alcuni generi nuovi e di oltre 400 (esattamente 428) specie nuove, furono pubblicati nel Bullettino del Laboratorio e Orto Botanico da lui fondato, redatto e quasi completamente scritto. Il primo numero apparve nel 1898 e il periodico rimase vitale, nonostante gli scarsissimi mezzi a disposizione, fino al 1906, anno in cui Flaminio Tassi lasciò Siena. Negli anni pubblicò anche la "Micologia della Provincia di Siena" elencando, con le località di raccolta, 1770 funghi, di cui 309 macromiceti, e molti micromiceti nuovi per la flora italiana. Tutti i micromiceti, quelli nuovi, quelli italiani e quelli di altre regioni, andarono a costituire la Micotheca universalis, che ancora oggi si conserva presso l'erbario dell’Università senese e che, ovviamente, è molto ricca di "tipi".
Nannizzi
Arturo Nannizzi (Siena 29.10.1877- 4.2.1961); Dotato della sola licenza elementare ed autodidatta, dal 1908 al 1922 fu dapprima "servente- giardiniere ", poi custode dell'Orto Botanico, dal 1922 al 1927 "tecnico", dal 1927 al 1933 Libero Docente di Micologia ed infine, dal 1933 al 1950 (anno della sua collocazione a riposo) Docente di Botanica farmaceutica e Direttore dell'Istituto ed Orto Botanico dell'Università di Siena. Esperto microscopista e valente osservatore e disegnatore, collaborò con Flaminio Tassi e Gino Pollacci (micologo). Dopo essersi dedicato per diversi anni in particolare alla Botanica applicata all'agronomia e alla fitopatologia, fu stimolato dal Pollacci ad affrontare lo studio dei miceti patogeni dell'uomo e degli animali (disciplina nella quale raggiunse eccellenti risultati) e successivamente fu incaricato dalla Regina Elena di Savoia di occuparsi dell'utilizzo della Atropa belladonna e di altre piante officinali nella cura del Parkinsonismo. Fu autore di oltre 500 fra monografie, articoli scientifici e divulgativi, non solo nel campo della Botanica, ma anche in quello della storia locale. Fu fondatore e redattore di periodici e presidente della Sezione Agraria dell'Accademia dei Fisiocritici. Le risultanze delle sue ricerche gli permisero, nell’ambito delle conoscenze sino allora documentate nella letteratura, di riordinare la classificazione all’interno della famiglia Gymnoascaceae. Il contributo di Nannizzi alle micosi mediche culminò con il “Repertorio sistematico dei miceti dell’uomo e degli animali” (1934) che raccoglieva e coordinava, nell’interesse della patologia, tutti i reperti fino allora noti, corredando ciascuna entità della completa sinonimia, colmando così una lacuna della letteratura mico-patologica. Le peculiarità microscopiche di molti funghi furono illustrate con accurate figure disegnate da Nannizzi stesso. In confronto ai trattati precedenti, di carattere strettamente medico, l’opera di Nannizzi apportò un notevole contributo alla morfologia e alla biologia dei micromiceti.
Valenti
Francesco Valenti Serini (Villa a Sesta, Siena 1795 - Siena 1872) - Studiò medicina a Siena, dove intraprese le prime ricerche di botanica, realizzando in quegli anni un erbario costituito da muschi e licheni che donò all'Accademia dei Fisiocritici. Medico a Firenze presso gli ospedali di S. Maria Nuova e di S. Giovanni di Dio, intorno alla metà dell'ottocento fece ritorno a Siena, dove si dedicò esclusivamente allo studio dei funghi con l’intento di farli conoscere anche a chi non sapeva né leggere né scrivere. Per ovviare alla loro rapida decomposizione eseguì riproduzioni in creta che cuoceva in una piccola fornace appositamente costruita. Come modelli utilizzava corpi fruttiferi raccolti da lui stesso o da persone da lui stipendiate a questo scopo, li disegnava, li riproduceva in terracotta e li colorava. Durante il X Congresso degli Scienziati Italiani che si tenne a Siena nel 1862. fece conoscere il suo lavoro presentando diverse comunicazioni, due volumi di disegni dei funghi ad acquerello, tavolette in terracotta con i vari stadi di crescita, e corpi fruttiferi a tutto tondo.Il lavoro, in particolar modo la raccolta iconografica, fu molto apprezzato. per “l’utilità pratica che può derivare ……….., avendo Egli avuto cura di distinguere le sue collezioni di funghi in velenosi, sospetti o mangerecci”. Nel 1864 l’Imperiale Accademia delle Scienze di Parigi mise in palio, tra gli scienziati di tutto il mondo, un premio a chi avesse scoperto il modo di riconoscere i funghi eduli da quelli velenosi. Valenti Serini vi partecipò con una pubblicazione di 12 pagine intitolata “Catalogo dei funghi mangerecci, sospetti e velenosi eseguiti in disegno ed in rilievo per servire di guida al popolo ossia Micologia-Igienico-Toxicologica-popolare” (1864). In tale catalogo sono riportarti i nomi italiani dei macromiceti della sua collezione in terracotta con brevi commenti sulla commestibilità. Nel 1868, veniva pubblicato a cura della R. Accademia di Medicina di Torino, un suo volume dal titolo “Dei funghi sospetti e velenosi del territorio senese” con 56 tavole a colori in cui sono raffigurati 87 corpi fruttiferi. Nel testo, oltre la morfologia di ciascun fungo, sono riportate notizie sulla tossicità e i sintomi degli avvelenamenti, i trattamenti e i risultati delle autopsie degli avvelenati. Nel capitolo “Avvertimenti per scegliere i funghi” Valenti Serini scrive: “Io stimo prudenziale astenersi in ogni modo dall’uso di queste piante, le quali sebbene nutrienti, sono sempre poco o niente salubri, spesso nocive, e non di rado mortali”. Della ricca collezione in terracotta donò alcuni esemplari al Municipio di Reggio Emilia, altri alla R. Accademia di Torino e la parte più consistente al Comune di Siena con il desiderio che fosse esposta in un luogo pubblico. Nei primi anni del Novecento la collezione senese, costituita da 1619 esemplari riprodotti a tutto rilievo e da 165 tavolette, fu studiata da Arturo Nannizzi. Oggi è parzialmente esposta nel Museo dei Fisiocritici, a cui è pervenuta nel 1929. Uno dei due volumi, presentati al X Congresso degli Scienziati Italiani nel 1862 è stato ritrovato qualche anno fa in una collezione privata, l’altro  grazie all’interessamento dell’Ing. Roberto Rubbieri è da poco tempo in possesso dell’Accademia dei Fisiocritici. Il Gruppo Micologico-Naturalistico “Terra di Siena” ha iniziato nel 2007 il riordino e il restauro della collezione in terracotta e la determinazione dei disegni riprodotti nelle 97 tavole del manoscritto “Dei Funghi Senesi - Raccolta del Dottor Francesco Valenti Serini- anno 1858 fino al 1862”. A Valenti Serini va riconosciuto il merito di essere stato tra i primi studiosi a comprendere che, solo conoscendo i funghi in tutti gli stadi del loro sviluppo, si possono prevenire gli avvelenamenti. Altro suo merito fu la divulgazione e la diffusione delle conoscenze micologiche, in un periodo in cui ben poco filtrava dalla ristretta cerchia degli scienziati.

Follonica

* Micologa del Gruppo Micologico Naturalistico "Terra di Siena"

** Micologa e Vice Presidente del Gruppo Micologico Naturalistico "Terra di Siena"