Gruppo Micologico Naturalistico
Terra di Siena
Francesco Valenti Serini

 

I micologi dell’Accademia dei Fisiocritici
-le tavole ritrovate-

Prof. Sara Ferri*

Bisogna salutare con piacere la pubblicazione di questo volume che rappresenta il suggello alla celebrazione del primo decennale di vita del Gruppo Micologico e Naturalistico “Terra di Siena”. Nei dieci anni gli appassionati micologi hanno svolto un efficace ruolo divulgativo nel difficile mondo dei funghi, che dà grandi soddisfazioni gastronomiche ma anche, assai spesso, dolori e lutti.
La celebrazione del decennale si svolge nell’Accademia dei Fisiocritici che, tra i tanti tesori, conserva una collezione di funghi in terracotta di Francesco Valenti Serini. L’Accademia è assai grata agli appartenenti al gruppo micologico che, per l’occasione, hanno restaurato, riordinato e riclassificato la preziosa collezione.
I Fisiocritici hanno avuto in passato tra i soci, oltre il Valenti Serini vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800, altri illustri micologi posteriori, vissuti circa un secolo dopo, come Flaminio Tassi e Arturo Nannizzi.
Flaminio Tassi (Pisa 1851-Siena 1917), divenuto assistente all’Istituto Botanico, la cui sede era allora nei locali dell’Accademia, iniziò ad occuparsi di micologia pubblicando nel 1896 in Revue Mycologique il primo lavoro su questo argomento "Novae Mycromycetum species descriptae et iconibus illustratae. I Pars", corredato da otto tavole. Non sappiamo chi insegnò a Flaminio Tassi a studiare i micromiceti: in questo periodo erano già apparsi diversi lavori di Saccardo e della sua scuola e questi funghi erano di gran moda. Tassi creò specie e generi nuovi, non sempre convalidati da Autori successivi, illustrando con descrizioni e disegni i micromiceti parassiti e saprofiti di piante e residui dell'Orto Botanico di Siena o del circondario senese, non disdegnando di occuparsi talvolta anche di quelli di paesi molto lontani dall'Italia (Nuova Zelanda, Australia, ecc.). Questo suo lavoro di catalogazione continuò per molti anni e i risultati, che portarono all'identificazione di alcuni generi nuovi e di oltre 400 (esattamente 428) specie nuove, furono pubblicati nel Bullettino del Laboratorio e Orto Botanico da lui fondato, redatto e quasi completamente scritto. Il primo numero apparve nel 1898 e il periodico rimase vitale, nonostante gli scarsissimi mezzi a disposizione, fino al 1906, anno in cui Flaminio Tassi lasciò Siena. Negli anni pubblicò anche la "Micologia della Provincia di Siena" elencando, con le località di raccolta, 1770 funghi, di cui 309 macromiceti, e molti micromiceti nuovi per la flora italiana. Tutti i micromiceti, quelli nuovi, quelli italiani e quelli di altre regioni, andarono a costituire la Micotheca universalis, che ancora oggi si conserva presso l'erbario dell’Università senese e che, ovviamente, è molto ricca di "tipi".
Dal 1893 venne a rinforzare le scarse presenze della struttura botanica senese - oltre a Flaminio Tassi, infatti, vi era suo padre Attilio, impegnato anche nell'amministrazione universitaria come Rettore, e un giardiniere - un giovane sedicenne, Arturo Nannizzi (Siena 1877-1961), con grandi capacità di disegnatore, che mise a frutto, venti anni dopo, gli insegnamenti di Flaminio Tassi, conquistando fama internazionale nella micologia dei dermatofiti. Le risultanze delle sue ricerche gli permisero, nell’ambito delle conoscenze sino allora documentate nella letteratura, di riordinare la classificazione all’interno della famiglia Gymnoascaceae. Il contributo di Nannizzi alle micosi mediche culminò con il “Repertorio sistematico dei miceti dell’uomo e degli animali” (1934) che raccoglieva e coordinava, nell’interesse della patologia, tutti i reperti fino allora noti, corredando ciascuna entità della completa sinonimia, colmando così una lacuna della letteratura mico-patologica. Le peculiarità microscopiche di molti funghi furono illustrate con accurate figure disegnate da Nannizzi stesso. In confronto ai trattati precedenti, di carattere strettamente medico, l’opera di Nannizzi apportò un notevole contributo alla morfologia e alla biologia dei micromiceti.
Molto diversa è la storia di Francesco Valenti Serini, nato in provincia di Siena (Villa a Sesta) il 3 giugno del 1795 e morto a Siena l’11 agosto 1872. Si laureò in medicina, rivolgendo la sua attenzione soprattutto a studi botanici. Esercitò a Firenze la professione medica all’ospedale di Santa Maria Novella ed a quello di San Giovanni di Dio. L’esperienza ospedaliera fiorentina, durante la quale si era reso conto delle atroci sofferenze dei numerosi intossicati da funghi e assai spesso dell’inutilità delle cure, lo spinse a tornare nella sua città natale per dedicarsi allo studio dei macromiceti con un intento ben preciso: permettere a tutti, pure “al volgo anche il più rozzo” di riconoscere i corpi fruttiferi eduli da quelli velenosi. Così scrisse: “La causa motrice di questa mia passione a tale specialità fu sempre e lo è anche attualmente per il dispiacere che provo nel sentirsi rinnovarsi troppo di sovente i casi tristi di avvelenamento cagionati da funghi”.
Per ovviare alla rapida decomposizione dei corpi fruttiferi e per far conoscere i funghi velenosi anche a chi non sapeva né leggere né scrivere, eseguì riproduzioni in creta che cuoceva in una piccola fornace appositamente costruita. Come modelli utilizzava corpi fruttiferi raccolti da lui stesso o da persone da lui stipendiate a questo scopo, li disegnava e quindi li riproduceva in terracotta e li colorava. Fin dal 1838 iniziò a realizzare una serie di tavolette in terracotta con i corpi fruttiferi in alto rilievo e riprodusse, sempre in terracotta, numerosissimi funghi a tutto rilievo. Della ricca collezione realizzata donò alcuni esemplari al Municipio di Reggio Emilia, altri alla R. Accademia di Torino e la parte più consistente al Comune di Siena con il desiderio che fosse esposta in un luogo pubblico “affinché potesse essere di qualche utilità al popolo”. Nei primi anni del novecento la collezione senese fu studiata da Arturo Nannizzi: a quell’epoca era costituita da 1619 esemplari riprodotti a tutto rilievo e da 165 tavolette. Oggi la ricca collezione è parzialmente esposta nel Museo dei Fisiocritici, a cui è pervenuta nel 1929: con questo si è realizzato l’intimo desiderio di Valenti Serini che, pur avendo in animo di donare la collezione all’Accademia di cui faceva parte fin dal 1848, non lo fece per divergenze sorte con alcuni Accademici negli ultimi anni della sua vita.
Il suo momento di gloria fu durante il X Congresso degli Scienziati Italiani che si tenne a Siena nel 1862. Presentò, infatti, diverse comunicazioni su vari argomenti e fece conoscere il suo lavoro presentando i funghi sia in disegno ad acquerello, sia le tavolette in terracotta con i vari stadi di crescita, sia come corpi fruttiferi a tutto tondo. I Congressisti nominarono una commissione che apprezzò la collezione per “l’utilità pratica che può derivare dalle sue ricerche, avendo Egli avuto cura di distinguere le sue collezioni di funghi in velenosi, sospetti o mangerecci”. La relazione inoltre rileva che “più pregevole sotto il rapporto botanico [la Commissione] ha trovato una raccolta iconografica in due volumi di tavole colorite dei suddetti funghi figurati in tutti gli stadi del loro progressivo sviluppo”.
Uno dei due volumi visti dalla commissione fu ritrovato qualche anno fa in una collezione privata: è un volume manoscritto di grandi dimensioni (cm 36x49) con 136 tavole rilegate, più alcune sciolte. Nel frontespizio, dentro una leggiadra coroncina di corpi fruttiferi, è scritto “Dei Funghi Senesi - Raccolta del Dottor Francesco Valenti Serini- anno 1850”. La prima tavola è un autoritratto a matita e la successiva il disegno della sua casa di campagna, la Pansarina presso Taverne d’Arbia (Siena), dove lavorava e cuoceva i modelli in terracotta. L’altro volume, delle stesse dimensioni, è da poco tempo in possesso dell’Accademia: presenta la stessa coroncina di funghi e la stessa intestazione, eccetto la data “Anno 1858” con aggiunto a lapis “fino al 1862”. Contiene tavole sciolte numerate: la numerazione arriva fino a 97, ma manca la tavola 47. In ogni tavola sono rappresentati numerosi funghi colorati ad acquarello, spesso in vari stadi di sviluppo e in sezione, talora con il luogo e la data di raccolta. Complessivamente vi sono rappresentate 155 specie - talvolta la stessa specie è ripetuta anche in tavole diverse – sia tossiche, sia eduli o senza valore alimentare, appartenenti a 65 generi. I generi con un maggior numero di specie rappresentate sono Amanita e Russula con 11 specie ciascuno, Boletus con 9, Agaricus con 8. Complessivamente sono rappresentati esemplari appartenenti a 2 Classi di Basidiomycetes (59 specie) e 9 di Ascomycetes. Gli Ordini presenti sono: Agaricales (28 specie), Boletales (8), Pezizales (7), Cantharellales (5), Phallales e Thelephorales (4), Russulales e Polyporales (3), Helotiales, Tremellales e Xylariales (1). Gli acquarelli dei funghi, alcuni molto belli come la tavola 75 Hericium erinaceum, sono stati studiati dai Micologi Mario Feroci e Carla Barluzzi, rispettivamente Presidente e Vice Presidente del Gruppo Micologico, che hanno donato il loro manoscritto all’Archivio dell’Accademia. La maggior parte dei corpi fruttiferi, esattamente 107, disegnati e colorati con grande accuratezza, sono stati determinati, mentre è stato identificato il genere ma non la specie per 48 immagini, carenti di particolari o non avendo la possibilità di conoscere l’odore, il sapore o il colore delle spore.
Nell’ottocento poco si conosceva sulla tossicità dei funghi, dovuta all’ingestione a scopo alimentare di corpi fruttiferi velenosi di Basidiomiceti e talvolta di Ascomiceti scambiati per specie eduli. Le specie dei funghi presenti in natura sono molte, ma di queste solo poche, circa cento, sono in grado di provocare effetti tossici nell’uomo e, tra queste, solo alcune possono provocare la morte. Il problema della tossicità dei funghi era molto sentito come dimostrava il concorso bandito dall’Imperiale Accademia delle Scienze di Parigi nel 1864 tra gli scienziati di tutto il mondo: veniva messo in palio un premio a chi avesse scoperto il modo di riconoscere i funghi eduli da quelli velenosi. Allora, come per altro anche oggi, vi era la convinzione che l’aglio o il prezzemolo o altre innumerevoli assurde credenze potevano dare una risposta, mentre oggi sappiamo che solo la conoscenza dei caratteri morfologici, comprese le spore, può essere il solo criterio valido di riconoscimento. Valenti Serini partecipò al concorso inviando una pubblicazione di 12 pagine intitolata “Catalogo dei funghi mangerecci, sospetti e velenosi eseguiti in disegno ed in rilievo per servire di guida al popolo ossia Micologia-Igienico-Toxicologica-popolare” (1864). In tale catalogo sono riportarti i nomi italiani dei macromiceti della sua collezione in terracotta con brevi commenti sulla commestibilità.
Qualche anno dopo, nel 1868, veniva pubblicato a cura della R. Accademia di Medicina di Torino, un suo volume dal titolo “Dei funghi sospetti e velenosi del territorio senese” con 56 tavole a colori in cui sono raffigurati 87 corpi fruttiferi. Nel testo, oltre la morfologia di ciascun fungo, sono riportate notizie sulla tossicità e i sintomi degli avvelenamenti, i trattamenti e i risultati delle autopsie degli avvelenati. Nel capitolo “Avvertimenti per scegliere i funghi” Valenti Serini scrive: “Io stimo prudenziale astenersi in ogni modo dall’uso di queste piante, le quali sebbene nutrienti, sono sempre poco o niente salubri, spesso nocive, e non di rado mortali”. Questo volume ebbe numerose critiche dal mondo accademico, che rimproverava all’autore di non aver seguito la nomenclatura e la classificazione dei testi basilari della micologia ottocentesca non riportando i nomi latini ma solo quelli italiani. E' vero che Valenti Serini classifica i funghi in maniera arbitraria, ma è anche vero che scientemente aveva, come afferma nel testo, “tenuto un ordine inverso alle consuete classazioni, poiché mi sono regolato a seconda del maggior o minor pericolo al quale espongono le specie medesime”.
A Valenti Serini, che si occupò con tanto impegno e con grande passione di micologia, va riconosciuto il merito di essere stato tra i primi studiosi a comprendere che solo conoscendo i funghi in tutti gli stadi del loro sviluppo si possono prevenire gli avvelenamenti. Altro suo merito fu la divulgazione e la diffusione delle conoscenze micologiche, in un periodo in cui ben poco filtrava dalla ristretta cerchia degli scienziati.

 Siena, Accademia dei Fisiocritici 7 Giugno 2008

*Presidente Accademia dei Fisiocritici


 
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